La scuola italiana

Il primo nodo da affrontare pre-partenza è quello della scuola italiana. Sebbene negli ultimi anni abbiamo assistito a una maggior apertura culturale dei dirigenti degli istituti italiani verso l'esperienza di scambio culturale, in alcuni casi è possibile scontarsi con resistenze (per lo più ingiustificate e anche contro i dettami dl Miur che invita a incoraggiare e valorizzare l'esperienza di anno all'estero). Anche in questo caso, le informazioni sono ciò che salva la situazione.

L’esperienza di anno scolastico all’estero è incoraggiata dal MIM (ex Miur, il ministero dell'Istruzione ora distinto in Mim e Mur) per il suo valore altamente formativo ed è regolamentata da numerose circolari. Per esempio: 

  • La circolare del Ministero dell’Istruzione n. 181 del 17/3/97, che evidenzia il valore formativo del periodo si studio all'estero e richiede al Consiglio di Classe di acquisire dalla scuola straniera i risultati degli studi compiuti e il loro riconoscimento. Anche agli alunni con debito formativo posso partecipare al programma.
  • P.R. 323/98 e Circ. Min. 236/99, che chiarisce che la frequenza dell’anno scolastico all’estero comporta l’attribuzione di un credito, attribuito dal Consiglio di classe in base alle disposizioni ministeriali.
  • Alle scuole è concessa ampia autonomia sulle modalità che lo studente deve seguire per il rientro, secondo la circolare ministeriale Nota Prot.843 del 2013. Lo studente e la sua famiglia devono chiedere alla scuola maggiori informazioni e informarsi sulla necessità di firmare il patto di corresponsabilità che impegna le parti sulle azioni necessarie per la convalida del periodo di studio all'estero. 
  • Il testo Unico sulla scuola n. 297/94, art. 192, chiarisce che gli studenti che hanno frequentato una scuola all’estero possono essere reintegrati, previa un’eventuale verifica aggiuntiva su materie indicate dal Consiglio di Classe.
  • Infine, il decreto MIUR n.774 del 4 settembre 2019, specifica come avviene il riconoscimento di ore PCTO durante l’anno all’estero.

Verificare il protocollo per la mobilità internazionale suo Ptof della propria scuola

Il PTOF, ovvero il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, è il documento fondamentale che ogni scuola italiana redige per definire la propria identità educativa, organizzativa e progettuale. Nato con la Legge 107/2015, sostituisce il vecchio POF e rappresenta una vera e propria “carta d’identità” dell’istituto. Contiene le linee guida dell’attività didattica e formativa, le scelte pedagogiche, le attività curriculari ed extracurricolari, i progetti di inclusione e orientamento, i percorsi PCTO (ex alternanza scuola-lavoro) e molto altro. È redatto dal collegio dei docenti su indirizzo del dirigente scolastico e viene approvato dal Consiglio d’Istituto. Ogni scuola lo pubblica sul proprio sito web nella sezione dedicata al PTOF: è proprio lì che bisogna cercarlo se si vuole conoscere in dettaglio l’atteggiamento della scuola nei confronti dell’esperienza dell’anno scolastico all’estero. Alcuni istituti, infatti, inseriscono all’interno del PTOF un paragrafo esplicito dedicato alla mobilità internazionale, chiarendo le modalità di riconoscimento dei crediti formativi, la valutazione del periodo svolto all’estero e l’approccio didattico al rientro. Anche se non esiste un obbligo normativo di dettagliare questi aspetti, è buona prassi che il PTOF offra indicazioni precise, contribuendo a rendere più chiaro e trasparente il percorso per studenti e famiglie che scelgono un’esperienza formativa oltreconfine. Prima di partire, quindi, è utile leggere il PTOF del proprio istituto per capire come la scuola affronta e valorizza questo tipo di mobilità.

Individuare il responsabile per la mobilità e firmare il patto di corresponsabilità 

Una volta iscritti al programma exchange, è importante informare la propria scuola italiana. Va informato il coordinatore di classe o, se presente, il docente responsabile della mobilità internazionale. Alcuni istituti richiedono la firma di un patto formativo tra scuola, studente e famiglia. È utile, inoltre, trasmettere alla scuola italiana i programmi o le linee guida dei corsi previsti all’estero, per facilitare il riconoscimento del percorso. Questo è spesso difficile: i placement arrivano all'ultimo momento nella grande maggioranza dei casi e finché non è in Usa lo studente internazionale difficilmente sarà in grado di avere una documentazione dettagliata da presentare ex ante. Al rientro dall’esperienza invece – che si tratti di trimestre, semestre o anno scolastico – anche se non esistono vincoli normativi stringenti è bene farsi consegnare dalla scuola estera pagelle e certificati di frequenza, oltre ai programmi delle classi svolte. Per ottenere il riconoscimento dei crediti formativi e, se possibile, delle ore PCTO, questi documenti saranno necessari.